Sanremo 2019: il pagellone finale, Mahmood è il vincitore della 69 edizione di Sanremo
Di Davide Lucarelli
Si è appena conclusa la 69 edizione del Festival della Canzone Italiana. Le aspettative erano alte e come spesso succede sono state in parte disattese. Mi aspettavo sicuramente un po’ meno goffaggine dalla coppia Bisio – Raffaele e un po’ più di inventiva dagli autori. Mi sentirei di dire che, inoltre, con il budget a disposizione, probabilmente, si poteva creare una scenografia un filino migliore rispetto a qualche scalino mobile in lamiera montato su un ponteggio da cantiere e tre file di pubblico semoventi. Per quanto riguarda la cosa importante, la musica, ecco qua sotto le mie personalissime pagelle di questa edizione di Sanremo. L’ordine degli artisti è quello della serata finale.
Nota. Le pagelle sono state scritte durante l’ultima serata e sono dunque esenti da condizionamenti dovuti alla conoscenza della classifica finale.
Daniele Silvestri con Rancore: L’arrangiamento è il più particolare fra le canzoni in gara. Il testo è duro e ricorda le tematiche di “Another Brick in the Wall”. Non cede alla tentazione di chiudere la canzone con un messaggio di speranza, ma chiude come ha iniziato. Con rabbia e cattiveria. E poi c’è Rancore
Voto 8.5 – Pink Floyd
Anna Tatangelo Eh niente. La canzone è da buttare nel Vesuvio come tutte le sue altre. Come al solito si salva perché è bravissima e bellissima.
Voto 5 – Napulè
Ghemon: Ragazzi, ma quanto canta bene Ghemon? Mi stupisce non solo con la sua canzone, ma anche con le canzoni di altri cantate al Dopo Festival. “Rose Viola” è romantica e seducente. Il duetto con Diodato poi, per me, è stato il migliore.
Voto 7.5 – Il mio c***o di nome è Ghemon
Negrita: Rieccoli, son sempre loro. Passano gli anni, ma il sound è quello. Portano la loro musica all’Ariston, ma il mio problema è che non mi hanno mai entusiasmato.
Voto 6 – Coerenti
Ultimo: Arriva sul palco con la sfrontatezza del grande favorito e porta una canzone che fa cariare tutti i denti in meno di una strofa.
Voto 6 – Miele, zucchero e panna
Nek: La canzone inizia. La canzone finisce. E io ho buttato circa tre minuti e mezzo della mia vita.
Voto 0
Loredana Bertè: Allora, lasciamo perdere il look. Lasciamo perdere il testo. Per il resto la canzone è energica e lei spacca. L’Ariston è ai suoi piedi e colleziona standing ovation.
Voto 7 – Per favore, lascia stare la gonna!
Francesco Renga: Mi spiace caro Bungaro (autore), ma stavolta hai toppato. Poi Renga ci mette del suo dicendo al Dopofestival che le frequenze del canto femminile sono naturalmente meno gradevoli. Dice. Lui.
Voto 0 – Inopportuno
Mahmood : Canzone moderna e internazionale. Vittoria meritata di Sanremo giovani e grande prestazione al festival (nonostante il tentato sabotaggio nella serata finale). Bravissimo!
Voto 8 – Khayr
Ex Otago: Nella mia personale opinione si snaturano un po’ per questa canzone sanremese. Tanti archi e pochi synth. Il risultato non è malaccio, ma probabilmente non li rappresenta fino in fondo.
Voto 6.5 – Diversi
Il Volo: Boh, per me in realtà son vecchi. Bravi eh. Ma vecchi.
Voto 5 – Dorian Gray
Paola Turci: Canzone proprio da Sanremo. Ben riuscita, orecchiabile e cantata con un bel graffio. In aggiunta, ha il look migliore fra i cantanti in gara.
Voto 7 – Parecchio sottovalutata
The Zen Circus
L’unica canzone politica di questo festival. Non facile portare un brano non proprio orecchiabile e senza ritornello ad una competizione canora. Questo fa loro onore. Non condivido però la decisione di mettere nella stessa canzone tanti temi diversi e non concentrarsi su uno solo.
Voto 7.5 – Coraggiosi
Patty Pravo con Briga
Predator e il suo badante portano un brano parecchio classico. Lui molto preciso. Lei ogni tanto tira delle stecche come non se ne vedono neanche ai campionati mondiali di snooker.
Voto 5 – Il bello e la bestia
Arisa
Inizia come una canzone di un musical Disney. Prosegue come la sigla di un varietà anni ’80. Sembra, inoltre, aver dimenticato la sua proverbiale intonazione in casa Warner (è recentemente passata alla Sugar Records, n.d.r.).
Voto 4 – Irriconoscibile
Irama
Racconta una storia difficile in maniera non banale. L’arrangiamento è vincente. Mi piace il coro gospel che lo accompagna.
Voto 7 – In ripresa
Achille Lauro
Stona, canta autotunnato, fa discutere e risponde con un’educazione insperata a tutte le critiche. Boss Doms sul palco dell’Ariston con tutti i professori d’orchestra è poesia. E’ l’unica canzone che canticchio di questo Festival. Sarà il dominatore delle radio (spero).
Voto 9 – Achille is a punk rocker
Nino D’Angelo con Livio Cori
Livio prova a dipingere un capolavoro e Nino D’Angelo, come un bambino dispettoso, glielo pasticcia.
Voto 6 – Liberato
Federica Carta con Shade
La canzone va molto sulle piattaforme digitali. Io TEMO che ce la beccheremo ovunque quest’estate.
Voto 5.5 – Commerciali
Simone Cristicchi
Più che una canzone è una poesia. Questo è il suo punto di forza ed, al contempo, di debolezza perché molti, a Sanremo, vogliono vedere volare le ugole.
Voto 8 – Poeta
Enrico Nigiotti
Una dedica al nonno scomparso. Canzone che lo tocca nel profondo. La voce graffiata e l’empatia del pubblico e fanno il resto per rendere le sue esibizioni un successo.
Voto 6.5 – Commovente
Boomdabash
Portano un po’ di reggaeton salentino in Liguria. Provano a far ballare all’Ariston ogni sera con alterne fortune.
Voto 6 – Nice Try
Einar
Ah sì, vero, c’era anche Einar!
Voto n.c. – Evanescente
Motta
Porta una canzone perfettamente nel suo stile. Ha il grande merito di non snaturarsi. Vince il premio dei duetti fra i fischi di chi probabilmente non ha mai vinto nemmeno un prosciutto alla festa dell’oratorio.
Voto 7 – Non ragioniam di lor, ma guarda e passa
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