Lunedì 17 dicembre presso Largo Venue (Roma) si è celebrata la scena indipendente romana grazie ad uno degli eventi più interessanti della stagione, tutte le migliori leve della nuova scuola concentrate in un unica serata in cui l’etichetta indipendente Sbaglio Dischi ha presentato i suoi artisti migliori: SBAGLIO NATALE. Sin dal titolo brillante e dalle proposte interessanti, tutte le premesse, da subito, appaiono decisamente accattivanti e ricche di novità.
I padroni di casa, in un Largo Venue adibito a tema, si esibiscono alternandosi su ben due palchi allestiti per l’occasione e posizionati alle due estremità del club. Ritroviamo i cantautori e le band dell’etichetta, ovvero Moci, Lov-fi, Guidobaldi, Adelasia e Mali6oy affiancati da alcune apprezzatissime main guest come ad esempio San Diego, Bouganville, Sativa Rose, Irene Dandelion e Zeno, Effetto Droste e Plaza Sempione ma non solo. Gli artisti dell’etichetta nulla hanno a che vedere con la vecchia scuola cantautorale, piuttosto vi è una vasta gamma di freschissime proposte che intrecciano la tradizione solo come fosse un punto di partenza, seminato ormai da sonorità tutte nuove e tutte da scoprire. Dal progetto trap denominato Mali6oy che infiamma il palco con energia, portando su una versione auto-tune di “A Natale puoi”, maschere a forma di muso di cavallo, il singolo già edito su youtube dal titolo “Sto a Rota”, per poi alternarsi rappando pezzi inediti, energici, certamente d’impatto a Guidobandi, ultimo romantico, accompagnato dalla chitarra del collega ed amico Geims, i quali portano alcuni brani scritti da lui tra cui la splendida Cartolina Portuense, già virale sul web. Abbiamo chiacchierato con il giovanissimo artista, chiedendogli da cosa ha tratto ispirazione per la scrittura del singolo. “Cartolina Portuense è una canzone che ho scritto di getto,” ribadisce, “perché sentivo la necessità di raccontare la bellezza di un nuovo incontro. Quindi ogni verso corrisponde alla verità.” Gli abbiamo anche domandato se, per scrivere, parte solitamente dal testo o dalla musica; lui ci ha risposto così: “Non c’è una regola fissa. Quando scrivo di getto, scrivo testo e melodia nello stesso istante. Quando non sono così fortunato, generalmente parto dal testo e poi cerco di accompagnarci una melodia. Ma, nel disco che sto scrivendo, ci sono anche dei casi in cui mi sono fatto condizionare da una melodia che avevo in testa e poi ho trovato le parole giuste da appoggiarci sopra. Lascio completa libertà alla mia vena creativa.”
Poco prima di Guidobaldi si esibisce una giovanissima cantautrice, Adalasia: filo anni 80, sonorità synthpop e una voce molto dolce ma al tempo stesso graffiante. Ritrovare in una rassegna di giovanissimi una cantautrice, in un panorama che predilige il cantautorato maschile, ha suscitato subito in noi una domanda ben precisa: cosa pensa Adelasia del dislivello numerico tra cantautori e cantutrici?
“Sicuramente non è un problema solo del cantautorato ma in tutti i settori più o meno in Italia la percentuale di presenze femminili è minore di quelle maschili. Credo che il problema sia che in Italia siamo ancora legati a un’idea di donna retrograda che ci confina in casa a fare le mamme e che per quanto piano piano tutte ci stiamo ribellando a questi stereotipi in noi donne permane una paura di esporci, di parlare dei nostri sentimenti, ci sentiamo giudicate, come se dovessimo ancora abituarci all’idea che siamo uscite dal guscio, facciamo solo piccoli passi timidi.”
Il primo singolo di questa piccola forza della natura sarà fuori a brevissimo, il 14 gennaio, si chiamerà “Umido” e a seguire usciranno altri pezzi he andranno a comporre il progetto discografico in questione. Non vediamo l’ora!
Il palco viene calcato anche da Moci, il quale scriveva precedentemente in inglese per poi accorgersi della potenza immane della lingua italiana, ovviamente se usata a dovere. Difatti afferma di aver ormai scelto la scrittura nella lingua nostrana a tutti gli effetti. Gli abbiamo domandato anche quali progetti futuri ha in serbo per noi, la sua risposta è stata: “Sto scrivendo molto in previsione di un disco che sto già registrando! Intanto continuo a suonare con la mia band: per me è ossigeno suonare dal vivo!”
Per ultimi, ma non in termini di importanza e bravura, ritroviamo gli eccentrici e brillanti LOVE-FI ai quali abbiamo posto un paio di domande per addentrarci meglio il mondo onirico racchiuso nelle loro canzoni. Eccone il risultato!
“Utilizzi un universo di sonorità e un mood che richiama delle belle immagini vintage con qualcosa di estremamente moderno. Da cosa ti lasci ispirare?
Ci piacciono quelle atmosfere di tanto tempo fa, i film francesi e le icone classiche, in qualche modo cerchaimo di far sentire questa nostalgia ma senza legarci ai tempi andati. È importante il presente, ancora di più il futuro. Penso che ognuno abbia la propria “musa” ed è giusto lasciarsi ispirare da lei, di qualunque cosa si tratti.
Come mai hai scelto proprio LOV-FI come nome d’arte?
Lov-fi è un gioco di parole. Inizialmente doveva essere solo LOV ma il nome era già stato preso, quindi aggiungemmo FI, a richiamo della musica lo-fi con la quale iniziammo il nostro percorso, e allo stesso tempo conservando il lov, perché, bene o male, le nostre canzoni parlano di quello, di amore.”
Tutti gli ospiti presenti durante la rassegna contribuiscono all’ottima riuscita dell’evento: un clima amichevole ma professionale, la cura che, si sa, risiede sempre nei dettagli -dal logo con la paperella giocattolo all’allestimento di entrambi i palchi- un’ondata vaporwave da ballare ed assaporare con gusto, un occhio puntato al futuro, certamente una serata che riesce a far parlare di sé prettamente in positivo!
Giorgia Groccia
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