SPRING ATTITUDE FESTIVAL:
Un quintale di folla per Frah Quintale
Report a cura di Giorgia Groccia
Foto Chiara Carbonero
Il 5 ottobre 2018 prende piede la seconda attesissima data all’interno dello Spring Attitude Festival. Scalo Est-Ex Dogana, in vesti elettroniche, ospita per la prima volta un’area dedicata all’Italian Attitude Stage By Molinari, con una scaletta di tutto rispetto: in apertura Maiole, colui che produce musica elettronica con un’anima da cantautore ed una cultura classica da conservatorio, un connubio totalmente atipico, una sorpresa inaspettata; a seguire l’eccentrico Gemello con una special guest, Coez, con il quale condivide il palcoscenico per buona parte del live, incendiando letteralmente la platea immersa in un bagno di urla e applausi, grida e mani al cielo.
Entrando a piè pari nel vivo della serata fa capolino tra lo scalpore del pubblico un carichissimo Frah Quintale che sin da subito riconferma la sua energia totalizzante, la quale non può risultare indifferente anzi, coinvolge e spezza la quarta parete immaginaria che separa i fan dal proprio idolo.
La scaletta prevede la maggior parte dei brani contenuti in Regardez Moi, l’ultimo fortunatissimo album del cantautore.
Bisogna specificare una delle più belle doti che caratterizzando Quintale: con la sua voce cristallina e sempre molleggiata rende le sue parole saporite in maniera estemporanea e atipica; in qualche modo ci si sente coccolati su di un’altalena che corre forte ma mai vertiginosamente, mai in procinto di crollare. “Dove seeeeei, stavo cercando di vederti in mezzo a tuttaa questa follaaa!” ed il pubblico, senza lasciarselo ripetere, canta di gusto i testi di Quintale, tutti rigorosamente stampati in memoria. Susseguono Branchie, Stupefacente e Colpa del vino.
Poi giunge il turno di Chapeau, pezzo contenuto nell’album di Carl Brave. Con Accattone ci si sofferma un secondo in più a riflettere, perché una frase come “Non sono bravo nel farmi notare in mezzo agli altri come gli animali alla stagione dell’amore, e non mi fido di nessuno come chi sta organizzando una rivoluzione” resta incagliata tra le pieghe della pelle e tra le fitte in pancia. Si respira la sensazione di vacillare tra i propri occhi e lo sguardo della persona desiderata. Quell’incapacità di farsi vedere davvero e la paura di star male, il desiderio forse di rendersi totalmente privo di riserve, “con un cuore aperto in quattro parti”, e le solite stazioni che ricorrono e che rincorrono sempre un ritardo: l’estetica della strada, quella che più si apprezza di un artista come Frah Quintale.
Ci si mette in moto verso una fiumana di gente strepitante grazie a Si ah, uno dei pezzi più apprezzati dell’album, oltre ad essere anche una vera e propria calamita tutta da ballare e cantare a squarcia gola. Si susseguono in un tour de force pezzi come Cratere, Missili-la quale subisce la mancanza del collega Giorgio Poi che ne interpreta il ritornello nell’album-Pallone con accompagnamento di percussioni suonate da Quintale.
A seguire un brano cantato dal tastierista Stefano Ceri, per poi chiudere con Occhi, Floppino. Con gli accendini alla mano immolati verso il cielo e una certa malinconia lasciata lì ad aleggiare allo stato brado, nei treni la notte che è una di quelle canzoni che non può definirsi in altra maniera se non una carezza ed uno schiaffo, un bacio sulle labbra, un valzer ballato con la propria città, la metropoli e gli ubriachi in ferrovia. La poetica delle cose che non si possono spiegare se non attraverso il proprio vissuto e gli oggetti che ne fanno inevitabilmente parte.
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