Una armoniosa contaminazione di generi.
Recensione a cura di Davide Lucarelli
Tatum Rush è un cantante e producer americano-svizzero-italiano. L’eterogeneità delle sue origini si rispecchia nella composizione delle sue opere: un mix di diversi generi tra cui jazz, r&b e ambient, che si fondono in un’alchimia fragile, ma precisa e gradevole, un po’ come un cocktail che unisce gusti apparentemente immiscibili per dare origine a un sapore nuovo e piacevole. Drinks Alchemici è proprio il titolo del nuovo EP di Tatum Rush uscito lo scorso 13 febbraio per Undamento.
Il disco si apre con Spettri, ritmo incalzante e produzione originale sono il giusto benvenuto per l’ascoltatore al sound dell’EP. Chimera unisce il jazz e suoni anni Ottanta in una combinazione godibile e ballabile. Omega è presentata con un featuring con la misteriosa Nancy Deleuze, enigmatica cantante e musa ispiratrice dell’artista. La chiusura del disco è affidata a Barbarella, una dichiarazione di poetica che nasce dalla visione evocativa di una Tesla parcheggiata tra gli ulivi¸ un’armoniosa unione di modernità e tradizione.
Drinks Alchemici contiene tracce innovative ed interessanti, ognuna con degli zuccherini nascosti che si possono scovare con ascolti e riascolti attenti e curiosi. Tatum Rush ci ha donato un disco non banale, ma allo stesso tempo orecchiabile e facile da ascoltare, un bel lavoro per presentare la sua nuova strada in lingua italiana appena intrapresa.
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