Esce mercoledì 15 dicembre 2021 per Dischi Sotterranei Disagio Mediterranée, il primo singolo in italiano di Vinnie Marakas, scritto e prodotto con il musicista e producer Riccardo Giulio Scarparo aKa Richard Floyd. Troviamo qui synth galleggianti, ritmiche dance e bassi funk, espliciti riferimenti alla “golden age” della scena elettronica francese, linee vocali scanzonate e malinconiche, in cui sono riconoscibili gli influssi di un certo cantautorato “punk” italiano. Tutto questo confluisce in qualcosa che potremmo chiamare “italian touch” in cui più urgenze espressive chiedono il proprio spazio vitale. O almeno il proprio lessico per essere ascoltate.
Lo abbiamo incontrato, ed ecco cosa ci ha raccontato.
- Chi è Vinnie Marakas quando non ha a che fare con la musica?
Un impostore, un imbonitore, un baro, un mentitore.
- Chi è invece, e come hai conosciuto, Richard Floyd?
Lo conobbi in circostanze davvero rocambolesche a un convegno sulla costiera adriatica. Ebbi da subito tuttavia l’impressione di conoscerlo da tempo immemore, da quando lui si consultava con Inti sul destino del Tawantinsuyu, sotto il nome di Manco Càpac. Credo sia da quell’esperienza in particolare che abbia tratto la sua passione per le testuggini, di cui è un abile addestratore.
- In che modo quest’ultimo singolo rappresenta per te un cambio di percorso?
Il percorso si biforca in continuazione. Procede obliquo, sbilenco, va avanti, torna indietro. Dove porta lo si scopre sempre a posteriori.
- Chi soffre del disagio mediterranée?
Tutte le persone che hanno occhi per vedere e orecchie per ascoltare. Ma probabilmente anche le non persone, le non cose. Ma non direi che se ne soffre. E’ l’assurdo manifesto, che colpisce in faccia l’epoca in atto mentre attraversa sulle strisce.
- Da dove arriva quella splendida bicicletta che sfoggi nelle foto?
Quella è una GIOS “Easy Rider” originale, ispirata all’omonimo film di Dennis Hopper, e creata a Torino nel ’71 dal leggendario Tolmino Gios con suo figlio Aldo. Ha una storia affascinante: un imprenditore, proprietario di un’ azienda dolciaria che porta il suo nome, il quale suona come il plurale contrario di “imperfetto”, vide il modello “Easy Rider GIOS” esposto al salone di Milano di quell’anno. Ne rimase talmente colpito che ne ordinò subito un quantitativo da mettere in premio per un concorso legato ai famosi Chewing Gum che prendono il nome di un ponte di una grande città degli Stati Uniti. L’anno dopo lo stesso Perfetti, decide di creare la squadra di corse di professionisti con lo stesso nome che inizia per “Brookl…” , e si affidò proprio alla alla GIOS per la fornitura delle biciclette; unica richiesta, un telaio che si intonasse alla maglia del gruppo sportivo. Quel giorno nacque il mitico“ BLU GIOS”. Comunque la bici ce l’ha gentilmente prestata proprio Marco Gios, nipote di Tolmino. Una persona deliziosa, che mi ha regalato un’ora in sella a un oggetto storico di inestimabile valore. Spero che mi abbia perdonato per aver rotto un pezzo del cambio dopo dieci minuti, scivolando sui muschi di quella piscina.
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